Il report di Coface sull’evoluzione del comportamento di pagamento e delle pratiche di gestione credito di un campione di circa 2300 imprese asiatiche fra novembre 2022 ad aprile 2023 evidenzia: minori ritardi di pagamento e, nonostante il contesto economico difficile, mostra previsioni abbastanza ottimistiche sulla crescita in Asia subirà una timida accelerazione, raggiungendo il 4,5% nel 2023.
Termini di pagamento più stretti
Tra le imprese coinvolte nell'analisi, la percentuale di quelle che offrono la possibilità di effettuare pagamenti dilazionati è diminuita per il secondo anno consecutivo nel 2022, passando dal 77% nel 2021 al 73% (minimo storico dell'ultimo decennio), in un anno caratterizzato dall'aumento dei tassi di interesse e dall'inasprimento delle condizioni finanziarie.
In risposta a tale situazione economica difficile, le aziende che concedevano condizioni di credito hanno ridotto i DSO (Days Sales Outstanding), da 71 giorni nel 2021 a 66 giorni nel 2022. Il settore dell'ICT (Information and Communications Technology) e quello delle costruzioni hanno registrato la riduzione maggiore, rispettivamente di 11 e 8 giorni mentre si è verificato l'opposto per i settori energetico e tessile, gli unici due ad allungare i termini di pagamento. In ultimo, la percentuale delle imprese che offrono condizioni di credito inferiori a 30 giorni è aumentata dal 26% al 35%, mentre quella di chi accetta termini di pagamento superiori a 60 giorni si è ridotta dal 38% al 32%.
Meno ritardi, ma più lunghi
I risultati sui ritardi di pagamento sono stati contrastanti, riflettendo la complessa realtà economica affrontata dalle imprese nel 2022. Meno aziende hanno segnalato pagamenti scaduti nel 2022: la quota è scesa dal 64% al 57% (la più bassa in 10 anni). Tuttavia, tra quelle che hanno osservato ritardi di pagamento, l'ampiezza di questi ultimi è cresciuta notevolmente: il ritardo si è protratto in media da 54 a 67 giorni, annullando il miglioramento apportato nel 2021, anno di forte ripresa economica.
A livello settoriale, i pagamenti scaduti sono aumentati maggiormente nei seguenti settori:
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commercio al dettaglio (+15 giorni);
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prodotti farmaceutici (+10,5);
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energia (+10).
Quest'ultimo settore ha registrato il ritardo medio di pagamento più lungo pari a 77 giorni, come il settore delle costruzioni. D'altra parte per l'agroalimentare e il tessile è stata rilevata una riduzione da 60 giorni nel 2021 a 52 nel 2022.
L'indagine mostra inoltre un calo generale della percentuale di imprese che subiscono ULPD, cioè ritardi ultra-lunghi di pagamenti, superiori al 2% del loro fatturato annuo (che rappresentano una fonte significativa di rischi di liquidità), passando dal 34% nel 2021 al 26% nel 2022.
Solo i settori della carta e del commercio al dettaglio hanno visto aumentare la percentuale di aziende con ULPD rispettivamente dal 21,6% e dal 23,4% al 28,6% e al 29,2%. Questa quota è diminuita maggiormente per le imprese del settore tessile, dove gli ULPD sono scesi dal 37,7% al 14%.
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Aspettative economiche positive
Dopo un rimbalzo economico generale nel 2021, il 2022 è stato afflitto da sfide geopolitiche ed economiche. La percentuale delle aziende che hanno dichiarato un miglioramento delle vendite nel 2022 è scesa dal 46% al 42%. Nonostante ciò, le prospettive per quest'anno sembrano migliorare e prevedono una maggiore crescita economica, ma «il perdurare della guerra in Ucraina, l'acuirsi della rivalità tecnologica tra Stati Uniti e Cina, la debolezza della domanda nei mercati statunitensi ed europei, il persistere di un'inflazione elevata e i significativi aumenti dei tassi che hanno contribuito all'inasprimento delle condizioni monetarie e finanziarie continueranno a pesare sui consumatori e sulle imprese asiatiche nel 2023», dichiara Bernard Aw, economista di Coface per la regione Asia-Pacifico.
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Fonte:Coface