L'impatto economico della guerra sta diventando evidente e dal 24 Febbraio 2022 le ripercussioni stanno colpendo l'Ucraina e tutto il mondo. Atradius nel nuovo report parla di come l'evoluzione del conflitto sia strettamente legata alle relazioni commerciali con il resto del mondo, in particolare su ciò che potrebbe accadere nell'immediato futuro sul fronte macroeconomico e sulle provvigioni delle materie prime in Europa.
Le difficoltà su scala globale
Il conflitto in Ucraina ha causato difficoltà su scala globale in politica internazionale, portando a tensioni diplomatiche tra la Russia e l'Occidente con sanzioni e contromisure economiche imposte da entrambe le parti. Nel nuovo report Atradius parla dell'impatto negativo che ha avuto il conflitto in Ucraina sull'economia globale e sul commercio internazionale, estendendosi al di là della stabilità regionale in Ucraina.
Il contesto economico in cui vertevano molti Paesi era già critico a fronte dell'uscita dalla pandemia Covid e l'invasione russa dell'Ucraina ha aggravato ulteriormente l'inflazione dove era già presente lo squilibrio tra domanda ed offerta. La guerra ha avuto un ruolo significativo rallentando la crescita economica globale, passando dal 4,5% del 2022 al 3,5% nel 2023. Il PIL mondiale era previsto, prima delle ostilità, in crescita del 3,6% nel 2023 e dell'1% quando le stesse previsioni sono state fatte all'inizio di questo mese.
Impatti diretti
Russia e Ucraina sono stati i Paesi maggiormente colpiti dalla guerra. Le previsioni sul PIL russo di quest'anno sono una diminuzione nella crescita del 2,0%. Oxford Economics (società informatica che analizza gli sviluppi macroeconomici globali e dei singoli Paesi) stima una contrazione per l'economia russa del 2% nel 2022. Le esportazioni russe hanno tenuto, nonostante si prevede un calo delle stesse del 10,4% nel 2023. A differenza della Russia l'Ucraina ha avuto conseguenze peggiori: nel 2023 il PIL dovrebbe diminuire del 4,6%. Oxford Economics stima una contrazione dell'economia ucraina del 30,1% nel 2022 e una diminuzione nelle esportazioni del 32,5%.
Nonostante Russia ed Ucraina rappresentino economicamente meno del 2% del PIL mondiale, i due Paesi stanno avendo un ruolo essenziale nell'evoluzione del commercio globale, a fronte dell'allargamento degli impatti locali in tutto il mondo.
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La crisi energetica
Dall'inizio del conflitto la Russia ha tagliato dell'80% le forniture di petrolio e gas all'Europa, nonostante sia tra i fornitori più importanti per l'Europa stessa. Dana Bodnar (economista di Atradius), prevede che l'interruzione delle forniture di gas russo prosegua nel 2023 portando l'Europa ad aumentare le importazioni di GNL (Gas Naturale Liquefatto) del 60% nel medesimo anno. Gli Stati Membri dell'UE stanno investendo in terminali che permettano di sopperire alla capacità di importazione disponibile dal resto del mondo, riempiendo i serbatoi di gas prima dell'inverno 2023/2024. Inoltre l'UE ha vietato le importazioni di petrolio e carbone russi, portando la Russia a dirottare la produzione verso la Cina e l'India. Questo nuovo modello di commercio difficilmente sarà efficiente, creando un freno alla crescita globale futura.
Prezzi dei prodotti alimentari più alti
L'aumento dei prezzi energetici fa lievitare anche i costi di produzione degli alimenti, aggravando la carenza di offerta. Russia ed Ucraina, prima delle ostilità rappresentavano all'incirca il 30% delle esportazioni globali di grano, il 20% di mais ed orzo e il 13% di fertilizzanti. I prezzi dei prodotti alimentari erano già in aumento e la guerra ha accentuato ulteriormente tale crescita. I produttori di fertilizzanti sono stati colpiti dall'aumento dei prezzi del gas e le sanzioni hanno ridotto drasticamente le esportazioni di fertilizzanti russi. La produzione europea di ammoniaca è scesa del 70% da Agosto 2022 e si prevede che la carenza di fertilizzanti sarà un ostacolo per l'approvvigionamento alimentare globale nel 2023.
Materie prime strategiche
Le materie prime risultano fondamentali per il commercio con il resto del mondo per Russia e Ucraina, infatti la Russia è un importante fornitore di nichel (utilizzato per produrre le batterie) e l'Ucraina prima della guerra produceva il 50% del neon raffinato nel mondo (usato per produrre semiconduttori). I produttori di chip hanno soddisfatto la domanda utilizzando le scorte di neon esistenti e i fornitori locali. Nel terzo trimestre del 2022 la domanda dei semiconduttori è calata a causa della diminuzione degli ordini dai produttori di beni elettronici tradizionali e del crollo dei prezzi delle criptovalute. Un altro impatto della guerra è stato l'aumento dei colli di bottiglia nella catena di approvvigionamento globale. Theo Smid (economista di Atradius) afferma che alcune aree del Mar Nero e del Mare di Azov sono state chiuse dalle compagnie marittime per evitare lo spazio aereo e portuale per i russi. La modifica delle rotte di trasporto sta causando costi maggiori alle catene di approvvigionamento.
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In sintesi
Il proseguimento delle ostilità aumenterebbe la crisi dell'economia globale dove l'Europa risulterebbe la più colpita, infatti la crescita del PIL nell'Eurozona sarà dello 0,4% rispetto alle previsioni del 2,7% prima della guerra. Allo stesso tempo, l'inflazione ha subito un'impennata sui prezzi al consumo nel 2022 dell'8,4% raddoppiando rispetto alle previsioni prebelliche. Quest'anno si avrà un'attenuazione dell'inflazione nonostante l'aumento dei prezzi del 5%. Un cambiamento tale nelle forniture globali di petrolio e gas non potrà avere impatti significativi e per il 2023 la speranza è una rapida cessazione delle ostilità sotto il profilo umanitario ed economico.
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Fonte: Atradius