Con lo scoppio della pandemia di Covid-19 il commercio internazionale si è paralizzato, bloccando le catene di approvvigionamento. Si era pensato che le interruzioni delle filiere globali di produzione e distribuzione sarebbero state temporanee, ma si è tuttora in difficoltà. Le problematiche sorgono da una combinazione di fattori, alcuni temporanei, altri strutturali. Le aspettative post-Pandemia prevedono la cessazione delle barriere commerciali precedentemente introdotte e della ricollocazione in patria della produzione industriale (reshoring).
Le principali cause delle interruzioni delle catene di approvvigionamento
Domanda e offerta
Dopo le riaperture globali, la domanda di beni ha ripreso quota rapidamente, in parte grazie ai risparmi accumulati durante la pandemia, alle politiche monetarie e fiscali molto accomodanti e agli ingenti piani di ripresa messi in atto nel mondo. La crescita esponenziale della domanda è ben visibile in alcuni settori come quello automobilistico ed edile statunitense, dove le vendite hanno raggiunto i massimi storici di 15 anni fa. L'offerta però non sta mostrando una crescita corrispondente. Lo squilibrio tra questi due fattori macroeconomici sta producendo svariati effetti negativi tra i quali l'aumento dei prezzi delle materie prime. Oltre alla disparità tra domanda e offerta, l'aumento dei prezzi delle commodities è dovuta alle condizioni climatiche, alle interruzioni indotte dal Covid-19, alle decisioni dell’OPEC+ (il cartello dei maggiori Paesi produttori di petrolio allargato alla Russia), ai disastri naturali e agli scioperi dei lavoratori presso siti produttivi sensibili. La conseguenza principale dell'aumento dei prezzi è l'assottigliamento del margine lordo dei produttori, i quali non hanno altra scelta che scaricare parte o tutto l'aumento al consumatore, alimentando l'inflazione e la riduzione dei consumi. Nei casi più estremi si può arrivare alla diminuzione o addirittura all'interruzione completa della produzione, come avvenuto nel Regno Unito per la produzione di fertilizzanti.
Aumento costi e distanze delle importazioni
Come conseguenza delle varie chiusure e lockdown applicate in tutto il mondo in seguito alla pandemia, moltissime società importatrici si sono rivolte al mercato cinese a discapito delle aziende occidentali e quindi più vicine. L’aumento della distanza percorsa dalle merci e la concorrenza tra importatori per assicurarsi il trasporto dalla Cina hanno perciò contribuito a far aumentare i costi di spedizione. I trasporti globali continuano a essere afflitti da una mancanza di navi, ritardi e traffico bloccato ai porti a causa dell’aumento della domanda di trasporto merci, che a sua volta si traduce in mancanza di container.
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Tensioni geopolitiche
Un ulteriore motivo della carenza di materie prime sono gli scontri geopolitici: in primo piano vi sono le tensioni fra Cina e Stati Uniti per l'approvvigionamento di semiconduttori. Gli Stati Uniti hanno imposto dazi e sanzioni per prodotti di origine cinese per frenarne lo sviluppo tecnologico, costringendo molte aziende interne a rivedere i propri piani logistici.
Conseguenze
L'interruzione della catena di approvvigionamento dovrebbe andare gradualmente a ridursi fino al termine del 2022 con qualche incertezza per il 2023, qualora vi sia qualche battuta d'arresto.
La ripresa economica sembra invece ben salda: sebbene questa interruzione possa rallentare la ripresa nel breve termine, i vari piani di ripresa economici varati dagli USA e dall'Unione Europea (Next Generation EU), assicurano una crescita economica nel medio-lungo termine. Si prevede inoltre un riequilibrio fra domanda e offerta.
Le aspettative post-Pandemia prevedono la cessazione delle barriere commerciali precedentemente introdotte e della ricollocazione in patria della produzione industriale (reshoring). Il grafico riportato qua sotto mostra le ricerche su Google relative al tema del reshoring: esso ci mostra come l'interesse degli importatori al tema sia aumentato nel post-Pandemia con un evidente picco ad Agosto del 2020.
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Fonte: Credendo
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