Coface ci spiega come, nonostante il commercio globale sia dipendente dall'export cinese, le filiere mondiali abbiano ancora un futuro brillante dopo la pandemia COVID-19 e la recessione del 2020; questo grazie al fatto che esistono due opzioni possibili agli approvigionamenti dalla Cina.
Malgrado un'inaspettata interruzione, le filiere globali hanno ancora un futuro brillante
L'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) prevede una diminuzione del commercio globale che potrebbe andare da un minimo del 13% ad un massimo del 32%. Una stima che indica che tutte le regioni dovrebbero subire un calo a due cifre del volume degli scambi. Secondo il modello di previsione Coface, che si basa su alcuni indicatori tra cui il prezzo del petrolio, la fiducia delle imprese americane, le esportazioni coreane o ancora un indice di costo del trasporto marittimo, il commercio mondiale dovrebbe diminuire del 7% nel terzo trimestre 2020, rispetto all’anno precedente. Nonostante ciò secondo Coface, le filiere globali hanno ancora un futuro brillante.
I fattori della crisi: tra buone e cattive notizie
Secondo Coface una delle cattive notizie portate da questa crisi è il protezionismo, che è aumentato al livello globale. In questo periodo, gli importatori agevolano l’entrata di prodotti medici, mentre gli esportatori rendono più difficile la loro esportazione. In questo contesto, il caso della Cina è particolare. Le esportazioni di prodotti sanitari cinesi sono diminuite del 15% a febbraio 2020 – in piena crisi sanitaria locale. Con una quota di mercato dominante di mercato del 55,3% delle esportazioni mondiali di mascherine, la cooperazione della Cina è stata tuttavia essenziale per approvvigionare il mondo. La produzione giornaliera cinese è passata a 116 milioni di mascherine, vale a dire 12 volte la quantità che produceva prima dell’epidemia; ciò ha portato anche ad un aumento del protezionismo nel settore agroalimentare.
L’unica buona notizia è che i controlli alle frontiere durante il periodo di lockdown hanno avuto un impatto limitato sul commercio e sono state progressivamente allentate in Europa, al fine di rilanciare l’industria del turismo, e di limitare la carenza di manodopera, in particolare nel settore agricolo.
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Trovare un'alternativa al più importante fornitore al mondo: la Cina
Con questa crisi, le imprese del mondo intero hanno realizzato quanto dipendessero dalla Cina nelle loro filiere e ora cercano di aumentare la resilienza delle proprie catene di approvvigionamento agli shock esteri dell’offerta. Secondo Coface sono emerse due opzioni possibili: rilocalizzazione completa della produzione sul mercato interno e strategia di diversificazione dei fornitori. Grazie a ciò, oggi sembra possibile trovare alternative al più importante Paese fornitore del mondo, vale a dire la Cina per molti settori. Tuttavia, i principali produttori di un settore sono fortemente collegati tra loro, quindi la dipendenza dalla Cina non scomparirà del tutto, anche se l'offerta di fattori produttivi dagli altri principali hub del settore è maggiormente diversificata.
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